Un po’ di retorica, su!
Augusto Pieroni
Ritengo che la mostra finale di quest’anno sia da osservare con cura. Facile che io lo dica, si penserà. Credo invece che quest’anno si sia resa evidente una certa qualità peculiare – le scuole sono come i vini: dipendono dall’annata. Perché è vero, sì che abbiamo lavorato sui saperi – non potrebbe essere diversamente in una scuola che ha nel versante tecnico-operativo la propria radice profonda – ma stiamo continuamente lavorando all’affinamento delle competenze dei nostri allievi. E così facendo, anche noi affiniamo le nostre strumentazioni, la sintonia tra i nostri messaggi ed i riceventi, i metodi ed i livelli di input e output richiesti e attesi.
Dicendo questo, intendo sottolineare che, se stiamo fondando o consolidando le capacità che fanno di un allievo un fotografo, stiamo ancor più coltivando e curando con particolare attenzione i moventi e gli sguardi diversi e personali che faranno di ogni fotografo un differente autore.
Forse se non già oggi, nel prossimo futuro, e tuttavia già da adesso si possono intravedere i prodromi, i sintomi di questa maturazione parallela della disinvoltura operativa, dell’efficacia dello sguardo e dell’autocoscienza linguistica. In soldoni: miglioriamo noi e migliorano loro. Non è splendido che a crescere non siano solo gli studenti?
Grazie anche ai nuovi spazi messi a disposizione dalla Scuola Romana di Fotografia, infatti, quest’anno possiamo proporre un’ampia selezione da tutti i livelli di insegnamento. Riconsiderando i risultati dell’ampia shortlist selezionata per la mostra, ci tengo a notare che a noi interessa mettere in mostra non tanto la mano, quanto l’occhio che le dà modo di agire; a sua volta non tanto l’occhio, quanto la mente che lo dirige in esplorazione tra fatti e concetti, suggestioni intellettuali e verità emotive; e infine non tanto la speculazione critica – in sé e per sé alquanto sterile – quanto, daccapo, la mano che inizia a riuscire nell’intento di star dietro alle emozioni e ai pensieri. Questo il cerchio che stiamo cercando di far quadrare. E pare che ci stiamo riuscendo. Se per questo manchiamo di glamour, sappiate che ci sta bene così!
Mi raccomando, poi, di esplorare tutti i locali espositivi – anche salendo le scalette a chiocciola o attraversando le strade fino a giungere in galleria – perché ovunque può nascondersi un risultato degno di attenzione, da nessuna parte è stato relegata “la qualunque” o il contentino. Quel che non può entrare: via! Non c’è. Se poi c’è comunque molto, qualitativamente e quantitativamente, vorrà dire che funzionano parecchie situazioni diverse tra loro.
Un saluto e un ringraziamento va a tutti i colleghi docenti della scuola perché, in fondo, quel che possiamo far vedere non è che l’incastro, la chimica, tra gli allievi e tutti noialtri; noàntri, si potrebbe perfino dire.
Ora basta retorica: trovate un bicchiere che vi somigli e buon giro!