PROPAGANDA
di EOLO PERFIDO
a cura del Prof.Augusto Pieroni
Vernissage Giovedì 14 Dicembre 2006 ore 18:30 presso la Galleria Romana in Via degli Ausoni,76
Propaganda è una serie fotografica di Eolo Perfido (Roma 1972) dalla forza evidente e dalla preponderante tematica geo-politica, e che però ci offre al contempo numerosi livelli di lettura. Di solito, quand’è così, capita di affidarsi agli elementi immediatamente riconoscibili, alle inflessioni più esteriori dei lavori fotografici. Perfido è un bravissimo fotografo professionista: capace di lasciarci a bocca aperta per una consolidata abitudine di tipo, diciamo, tecnico. Sembrerebbe stessi insinuando che chiunque abbia consuetudine coi rigorosi canoni estetici e comunicativi della fotografia di studio potrebbe uscirsene con una serie come Propaganda.
No, proprio non è così. E non solo: dando un’occhiata ai portfolio di Perfido, risulta chiaro che ogni suo lavoro risente di una posizione stilistica estrema, raffinata, profonda e personale. Lo stile di Eolo Perfido può suonare “straniero” agli occhi di chi è nato in Italia e ancor più a Roma.
Certamente l’organizzazione architettonica delle sue immagini, anche le più occasionali, tradisce uno sguardo educato e strutturato che piace allo spettatore mediterraneo, nato all’ombra di anfiteatri e cattedrali. Tuttavia la violenza addomesticata, la morbosità raffinata e l’oltraggiosa bellezza delle sue foto sono molto più familiari allo spettatore mitteleuropeo e anglo-americano (non per caso il prestigioso trimestrale olandese Eyemazing riservò la copertina e un portfolio proprio alla serie Propaganda, poco più d’un anno fa).
Ma come si entra in sintonia con le immagini di Perfido? L’appassionato di fotografia può accostarle al glamour felliniano di Erwin Olaf o alla crudele teatralità di Joel Peter Witkin, ma senza l’umorismo grassoccio del primo o i citazionismi grandguignoleschi del secondo. L’uomo della strada si fa un’idea vaga e lontana delle sue atmosfere grazie ai nuovi selvaggi della pubblicità: tra la morbosità artificiale di Lachapelle e quella neo-berlinese della von Unwerth. Gli appassionati di tv lo possono captare grazie alla sua prossimità con l’estetica neo-dark dei video di Floria Sigismondi (Marilyn Manson, Bjork, White Stripes etc.) ma senza mutanti alla Cronenberg. Come sempre accade, però, nonostante il linguaggio di Eolo Perfido sia fatto di tanta accortezza formale e di tanta frontalità narrativa, esso può piacere anche per motivi più trasversali.
Magari Propaganda – con tutti quei volti senza sguardo e quelle bocche tutte denti e gole spalancate da urli sovrumani – può piacere all’appassionato dei quadri di Francis Bacon; o magari invece la sua rituale monomania per i bendaggi che ostruiscono gli occhi canali privilegiati dell’arte, riporta a galla le performance prostetiche di Rudolf Schwarzkogler. O ancora l’ossessivo seguace di Michael Moore potrebbe rimanere fatalmente attratto dall’immediata equazione tra l’urlo cieco e l’onnipresente Star-Spangled Banner.
E ancora. Allora bisognerà analizzare la serie di personaggi inclusi nel portfolio, che altro non sono che una galleria di emblemi dell’americanità, vista secondo la prospettiva rovesciata degli “altri”. Quando nell’86 Denys Arcand girava Il declino dell’impero americano, non sapeva come figurarsi l’implosione del dominio culturale statunitense. Oggi che l’American Dream sembra essere davvero giunto alla sua fase REM, quando tutti sembrano volersi svegliare, Perfido non perde l’occasione storica di riflettere sugli Americans. Lo fa però in modo simbolico e non reportagistico, creando una Iconografia contemporanea, quasi dei tarocchi dove figurano le personificazioni dei cliché negativi oggi associati – sbrigativamente o ideologicamente – all’idea di America. Tra questi la starlette, il condannato a morte, il patriota, il congressista, il confessore.
Una galleria degli orrori quasi frutto di un’accorta propaganda che tentasse di farci ridestare sì da un sogno, ma dall’incubo altrui. In questo sogno nel sogno l’identità esteriore dell’America non può comunque più presentarsi altera e impassibile – come Bush padre nelle foto di Avedon – ma deve riflettere la propria crisi interiore: crisi morale, politica e di autorappresentazione. Una crisi che ci investe – come provincia dell’Impero e provincia del sogno – e alla quale Eolo Perfido fornisce una forma artistica che è in sé sia un omaggio che un pensiero di liberazione.
In questo senso Propaganda mi sembra una versione contemporanea e iconica dell’inno americano suonato da Jimi Hendrix a Woodstock nel 1969: violentato e reso incandescente, osceno, necessario, assoluto.
Augusto Pieroni
Vernissage Giovedì 14 Dicembre 2006 ore 18:30 presso la Galleria Romana in Via degli Ausoni,76
INGRESSO GRATUITO FINO AL 20 GENNAIO DAL LUNEDì AL SABATO: h 10-19